Nel processo lento e inesorabile che stiamo perseguendo, come famiglia intendo, per ridurre il nostro impatto sull’ambiente, c’è un aspetto che mi sta particolarmente a cuore: quello della riduzione dei rifiuti che accumuliamo. Ho già detto in altre occasioni che si può – ma secondo me si deve soprattutto – partire dall’analisi dei rifiuti settimanali di una famiglia per capire se e come è possibile ridurne l’accumulo. In un articolo precedente ho raccontato di come ci siamo resi conto che gli scarti maggiori li produciamo nell’ambito, chiamiamolo così, “involucri per il cibo da colazione” (quindi frazione del secco-plastica-carta) e di come stiamo intervenendo per abbattere tale categoria di rifiuti; c’è un’altra area di consumo tuttavia che sicuramente incide su molte famiglie ed è quella dei contenitori di detersivi per la pulizia della casa.
Date un’occhiata allo scaffale dove riponete i detersivi di uso abituale e non, e divertitevi a contare quanti flaconi differenti, per usi apparentemente diversi, avete acquistato: io ne ho contati ben 17! Non è assurdo? Diciassette flaconi di liquidi più o meno inquinanti che con frequenza da quotidiana a settimanale riversiamo nell’ambiente. Non sto a fare qui l’elenco completo, ma sono certa che almeno due terzi di quelli che avevo in casa io li avete anche voi.
Da questa banale verifica è scaturita l’esigenza di guardare meglio anche le etichette, per cercare di capire le composizioni dei vari detersivi e verificare quanto siano inquinanti e se davvero siano indispensabili per una buona pulizia e igiene dell’ambiente in cui viviamo. In questo grande supporto mi è stato dato dalla lettura del Manuale dei Detersivi Bioallegri che offre spunti di riflessione per chiunque e soluzioni di facile esecuzione.
Il primo risultato di questa presa di coscienza potrebbe già essere la scelta di utilizzare soltanto detersivi in forma di ricarica, che ormai nelle grandi città si trovano un po’ ovunque. Ti rechi nel negozio con il tuo flacone, lo riempi con il detersivo e paghi solo il contenuto: il contenitore a questo punto non è più un rifiuto da smaltire, almeno per un po’ di tempo e comunque fino ad usura. Se ci pensate, già con questo gesto si riduce drasticamente l’impatto di una famiglia sull’ambiente: calcolate quanti flaconi di detersivo per lavare i piatti e quanti di quello per la lavatrice acquistate mediamente in un anno, quanto vi costano, e capirete che anche solo ricaricando i vostri contenitori avrete risparmiato e diminuito alcuni rifiuti.
A questa scelta poi aggiungiamo anche una costante attenzione a contrastare l’abuso di detersivi, sia nella quantità di prodotto utilizzato (bastano poche gocce di detersivo per i piatti e acqua ben calda per sgrassare!), che nella varietà di prodotti acquistati per assolvere a funzioni simili: penso al detergente per pulire i vetri e a quello per spolverare… sono quasi identici!
Ma se non vi sentite ancora abbastanza “critici”, in alternativa in un prossimo articolo vorrei suggerirvi altre strade che si possono percorrere per un consumo che ha lo sguardo maggiormente rivolto all’ambiente.
Hai ragione. Sono partita dalla medesima intenzione di ridurre inquinamento e costi e ho scoperto che con pochi ingredienti come aceto bianco, sapone di Marsiglia in scaglie, olii essenziali, bicarbonato, per citarne alcuni, posso utilizzare detersivi fatti in casa pronti all’uso o conservati in contenitori riciclati. Su internet si trovano moltissime ricette, non tutte funzionano (ad esempio non ho ancora trovato un detersivo per la lavapiatti soddisfacente) ma si può provare e tenere solo ciò che funziona. Con questo sistema ho smesso di comprare detersivi per le pulizie della casa e per la lavatrice.
Certo Serena hai proprio ragione: ci sono ottimi sostituti ed è proprio quello di cui accennavo nell’articolo. A breve pubblicherò altre indicazioni interessanti, tra cui anche la mia ricetta per il detergente per i piatti. Se non è come la tua, potrai sperimentarne una nuova e vedere come va…Stay tuned! 😉